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La “fortezza del rock” ovvero gli Alter Bridge a Milano

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Ogni volta che gli Alter Bridge passano in Italia, la cosiddetta “fortezza del rock” che hanno eretto anni fa apre i propri cancelli per accogliere le diverse migliaia di fan di Myles Kennedy, Mark Tremonti, Brian Marshall e Scott Phillips. Il 2 dicembre, al Mediolanum Forum di Milano, i quattro rocker statunitensi tornano a incantare il pubblico del Belpaese accompagnati dai The Raven Age e dagli Shinedown, special guest d’eccezione.

© Elena Di vincenzo

Dopo la parentesi Fabrique del 2017 gli Alter Bridge si riprendono il Forum, tempio della musica indoor che già nel 2013 ospitò uno degli show più importanti e discussi della loro carriera. Eh sì, c’è ancora chi (sottoscritto inclusissimo) pensa con rammarico al fantomatico Live in Milan, che avrebbe dovuto rendere immortale quella serata e permettere a ogni fan italiano degli AB di riviverla secondo per secondo in video. Quel DVD, però, non è mai arrivato e la mitologia dietro a quella data è cresciuta negli anni, spingendo i fortunati presenti a pensare di aver idealizzato un concerto che forse, se rivisto, non reggerebbe il confronto con il ricordo.

© Elena Di vincenzo

Ma messo da parte il passato, c’è un nuovo capitolo da scrivere nel capoluogo lombardo e gli Alter Bridge hanno già il titolo: Walk The Sky. L’ultimo arrivato nella sempre più affollata famiglia della discografia degli Alter Bridge prosegue sulla falsa riga di The Last Hero, il suo predecessore, non riuscendo a replicare le vette artistiche raggiunte dai primi quattro album. Eppure, udite udite: dal vivo spacca. Pay No Mind, Native Son e Godspeed, in particolare, sorprendono per il grande impatto e si candidano a diventare i futuri classici irrinunciabili in scaletta, o i prossimi grandi assenti. Grandi assenti come Broken Wings o Before Tomorrow Comes, sfortunatamente escluse da questo tour.

© Elena Di vincenzo

La scaletta, a dire il vero, non è tra le più memorabili viste da queste parti, anzi. Infelice la scelta di includere a sorpresa My Champion, unico brano estratto da The Last Hero (interamente snobbato nel resto del tour) che mette in difficoltà una band altrimenti impeccabile. Però, diciamoci la verità: gli Alter Bridge che fanno il loro solito, senza strafare e senza tirare fuori chicche di alcun genere, sono comunque due o tre spanne sopra la quasi totalità della concorrenza. Anche quando lo show supera di poco l’ora e mezza e molti dei brani migliori del repertorio vengono esclusi, tornare a casa da un concerto degli Alter Bridge insoddisfatti è praticamente impossibile. Vuoi per l’emozione di riascoltare autentiche gemme come Cry of Achilles, Blackbird o Metalingus, vuoi per la piacevole scoperta di come il nuovo materiale sia nettamente superiore in sede live che su disco, resta il fatto che ogni volta, ogni maledetta volta, quei quattro riescono a lasciare a bocca aperta e peli dritti anche chi nel 2004 ingenuamente li definiva “i Creed con un nuovo cantante”.

© Elena Di vincenzo

Sono ormai quindici anni che i Nostri girano il mondo suonando i loro pezzi e strabiliando per talento compositivo e perizia tecnica, ma che ce ne siano altri trenta, quaranta, cinquanta. Che la fortezza del rock degli Alter Bridge non crolli mai, che le sue mura offrano eterno riparo.

 

La fotogallery con Alter Bridge, The Raven Age e Shinedown è di Elena Di Vincenzo


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